Carlo B. – Narrare Improprio

Archive for gennaio 2012

Le concert

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Ho appena visto “Le concert”

In ritardo, lo so. Non sono bravo a tenermi al passo con la mole di nuovi film, nuovi libri che escono ogni mese. Una volta mi sentivo un po’ in colpa. Ora molto meno. Pesco a caso i pochi film che guardo e quasi mai sono quelli appena usciti. Aspetto che i miei amici abbiano avuto tempo per decidere quali valga la pena guardare e quali invece si possono ignorare senza remore. Ci sono voluti due anni quasi perché mi arrivasse un DVD di questo. Un’eternità se si pensa in termini di mercato della produzione culturale contemporanea.

Il film mi è piaciuto molto. Come dice il regista “è come la vita, un miscuglio di commedia e tragedia”. Insomma, un bel film, commovente e divertente insieme. Se non l’avete visto vale la pena cercarlo. Ma non è di questo che vorrei scrivere.

C’è un’idea terribilmente idealista che fa capolino dietro a tutta la storia. Un’idea semplice, pulita, dai contorni netti come diamante: che la musica, quella vera, ci salvi. Che rammendi le nostre ferite. Che per il breve, brevissimo tempo di un concerto siamo tutti assolti da tutto. Non importa quale tristezza o torto ci inseguano nelle notti insonni. Finché ascoltiamo siamo salvi. La certezza che la musica sia capace di trasformare la realtà intorno a noi in qualcosa che non sia poi così terribile. In qualcosa che abbia senso, dignità, direzione. Non in senso metaforico. Trasformare davvero il mondo in un posto migliore. Riscattare giornate, mesi, vite vuote e sciupate dall’incuria. Portare per quella mezz’ora giustizia a chi ha sempre preso bastonate.

Come tutti gli assoluti, dura poco e non sempre funziona. Basta niente, un musicista mediocre, una serata storta, qualcuno che parla troppo in fondo al teatro, e non succede niente. Sentiamo quanto sia scomoda la sedia, quanto fredda o calda la sala. Pensiamo a tutte le cose da fare il giorno dopo. E la musica diventa sottofondo ai nostri soliti pensieri che si rincorrono. Ma a volte, invece, a volte le note arrivano come aghi dritti al fondo segreto delle cose. E non importa se siamo convinti che il mondo non abbia niente di segreto. Che sia solo questo spettacolo di colori, linee, odori che ci arriva dai nostri sensi. La musica è lì, chiara,  incontrovertibile, e ci dimostra – facendocelo toccare, come ad un bambino –  che c’è qualcosa oltre a tutto questo nonsense. Che non siamo tutti condannati. Che la salvezza, breve, transitoria, fragile e improbabile, esiste e resiste sotto le macerie del quotidiano.

Non male per un film.

Written by Carlo

09/01/2012 at 23:33

Pubblicato su In-splora

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Una casa in una casa in una casa.

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Mazara

Vende case. Facciate di case. Piccole facciate di case colorate in terracotta, con finestre, scuri, persiane. Tutte allegre, di gente alla mano, buona, che se hai fame un pezzo di pane lo trovano. Si direbbe. Un carretto che non si è mai mosso e il mare dietro.

Sul lungomare il 1 Gennaio non c’era quasi nessuno. E lui lì, cocciuto. Mi chiedevo se non avesse un altro posto dove stare, una famiglia, degli amici. Passavo a Natale per andare dagli zii e lui vendeva case. Capodanno, San Silvestro. Sempre sorridente, allegro, chiacchierone. Pasqua, Ferragosto. Cambiava l’abbigliamento, più spesso o più sottile con le stagioni, ma lui no. Solo la sera, quando rientravo dall’ufficio tardi, quasi le nove, solo allora lo vedevo che tirava un telo bianco sopra le sue case, le legava strette con delle corde da mare e si intristiva. Un volto serio, nuovo, gli si dipingeva addosso. E diventava silenzioso mentre si allontanava a piedi, solo, come una casa vuota.

Written by Carlo

01/01/2012 at 16:46

Pubblicato su Racconti

Come un nuovo anno

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Che silenzio. Dispiace parlare con un silenzio così. Pare irrispettoso, kitch. Eppure senza parola non c’è pensiero, cambiamento, storia e, alla fin fine, vita. E in più è iniziato (per chi conta con il calendario giuliano) un anno fresco, intero. Appena fatto.

Viene voglia di stringersi intorno a un fuoco, di ballare, di stringere una donna e dimenticare, in un giorno così. Tamburi d’africa, niente cinismo, niente lente d’analisi sulla società. Il nostro io più antico ci prende per lo stomaco e ci tira dentro al cerchio. Rompe il vetro della finestra da cui guardiamo scorrere il mondo. In un giorno così ci piace pensare che accadano solo cose meravigliose e magiche. Che ogni gesto sia un presagio, un indizio da leggere.

E quindi: buon 2012, a voi e a me.

Written by Carlo

01/01/2012 at 12:35

Pubblicato su Tempo